Racconti

martedì 3 novembre 2015

All The World's Futures ai Giardini della Biennale

La Biennale in corso s'intitola "All the future's world", ma non conduce solo nel futuro e nei futuri possibili, ma anche nei passati e nei presenti che a quei futuri danno origine.
Questi passati, presenti e futuri sono a volte terribili e carichi di sofferenza, altre volte psichedelici e coloratissimi, altre ancora artificiali ed alienanti.
Ma spesso l'accento più importante cade sulla responsabilità personale di ciascuno di noi, con un forte richiamo a quanto il domani sia figlio diretto del nostro impegno e dei nostri sogni, di oggi e di ieri.

Non resta quindi che fare ciascuno le proprie particolari valigie per il futuro, con "Il muro occidentale" di Fabio Mauri, la cui opera accoglie i visitatori nella pima sala del Padiglione centrale dei Giardini.
Le immagini sgranate in bianco e nero di Adrian Piper, fotocopie di fotografie in parte cancellate dalla scritta "Everything will be taking away", ci ricordano l'incertezza e la paura che il domani ci rubi ciò che abbiamo...e che forse a volte diamo un po' troppo per scontato.


Mi è parsa splendida la stanza interamente dedicata all'artista africana Wangechi Mutu, che tra video, collage e scultura mostra un futuro sospeso tra l'apocalisse e la speranza, dove il ruolo della donna è centrale: la figura femminile di "She's got the whole world in her", che passa attraverso una gabbia intricata e terribile per raggiungere un nuovo pianeta sospeso davanti a lei, è una delle opere che più mi ha affascinato dell'intera esposizione.


Un futuro inquietante, robotico e privo di umanità, è invece quello raffigurato dai surreali quadri dell'artista giapponese Tetsuya Ishida.
Recalled

Awakening

I muri del grande spazio bianco del padiglione serbo citano le tante guerre del passato, incorniciando i brandelli che ne rimangono, tutti così uguali alla fine.

La natura invece è vita e movimento: l'albero del padiglione francese si muove, lentamente ma significativamente, ed entra in risonanza con gli spettatori intorno, in una continua reciproca relazione.
L'artista brasiliano Antonio Manuel introduce il visitatore in uno spazio intrigante e quasi sospeso, attraverso brecce su muri coloratissimi, in cui una bisaccia stilla gocce lente, inesorabili, implacabili all'interno di una gabbia di legno: la sensazione che ne ho ricavato però non è stata di inquietudine, quanto di quasi rassicurante protezione, continuità, possibilità.


Gli emozionanti dipinti esposti nel padiglione romeno "Darwin's Room" da Adrian Ghenie evocano con estrema ricchezza di colori e di espressività la mitologia, la fantasia ma anche i fanatismi che popolano l'arte e la storia, sotto una luce insolita: si va dall'incontro nel bosco tra uomo e belva di "Persian Miniature" al rogo nazista di libri in "Opernplatz".  
Persian Miniature

Opernplatz

Dopo questa variegata avventura, se non avessimo trovato la nostra chiave per i futuri sognati o possibili ... possiamo cercare di afferrarla nel magico padiglione giapponese, fino al 22 novembre, giorno di chiusura della Biennale, naturalmente!


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